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Aconcagua (6962m)

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[Cerro Aconcagua, parete ovest]

L'Aconcagua è la cima più alta della Cordigliera delle Ande e di tutto il continente Americano, venne scalata per la prima volta nel 1897 dall'alpinista svizzero Matthias Zurbriggen nel corso di una spedizione inglese. Con i suoi 6962 metri fa parte del circuito delle Seven Summits, ovvero le sette cime più alte di ciascun continente. Per questa ragione, ma non solo, è una meta molto ambita e richiama alpinisti da ogni parte del mondo. Per molti si tratta di un "trampolino di lancio" per cominciare a scalare gli 8000 himalayani, garantendo un buon test per condizioni atmosferiche e temperature molto rigide.

La via normale di accesso alla vetta si articola sul versante Nord-Ovest, il tracciato non presenta nessuna difficoltà tecnica rilevante, ma necessita di una buona preparazione fisica, acclimatamento ed attrezzatura adeguata per temperature che, anche nel periodo estivo, possono scendere fino a -40°C. Le condizioni atmosferiche e l'altitudine sono quindi le principali difficoltà, tuttavia non si possono certo considerare due aspetti trascurabili, tanto che le guide locali stimano un tasso di insuccesso del 70%, ossia solo 3 persone su 10 aspiranti riescono a raggiungere la vetta. L'acclimatamento richiede diversi giorni e, in prossimità della vetta, per buona temperatura si considera -20°C accompagnata da costante vento, che riduce notevolmente la temperatura percepita.

La mia esperienza:

Qui voglio riportare un piccolo resoconto della mia esperienza con questa montagna, premettendo subito che non sono arrivato in cima, ma mi sono dovuto fermare a quota 6100m a causa di condizioni meteo proibitive cono con raffiche violente e temperature fino a -37°C.

Dopo una lunga fase di preparazione e studio dell'itinerari, a dicembre arriva finalmente il momento di partire. Prendiamo un primo volo da Milano Malpensa per Madrid, quindi Santiago del Cile e Mendoza.
Giorno 1 (arrivo, check attrezzatura, permessi): Giunti a Mendoza può essere molto utile verificare di aver tutta l'attrezzatura per la scalata, nel caso si avesse dimenticato qualcosa è ancora possibile "riparare" recandosi presso i negozi di attrezzatura sportiva, sebbene non siano all'altezza dei nostri. Inoltre, abbiamo utilizzato il primo giorno anche per fare i permessi per la salita all'ufficio del Parco Aconcagua. I prezzi dei permessi variano tra la bassa stagione (fino al 13/12) con $360 all'alta stagione (fino al 30/1) con $500 (tariffe risalenti all'anno 2006).

Giorno 2 (trasferimento): Ci si trasferisce a Puente del Inca (2725 m) in pullman dove ci si può sistemare in Hostal (foto). Qui è possibile prendere contatto per far spedire il grosso del materiale ai campi base a dorso di mulo. Il mulo porta un carico di 60 Kg al costo di $ 120 però bisogna accordarci per dividere il carico con una parte a Confluencia, dove trascorreremo un paio di notti, ed una a Plaza de Mulas.

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Giorno 3 (avvicinamento, 10km): Dopo giorni di viaggio, giunge finalmente il momento di sgranchirsi le gambe. La direzione è quella di Plaza de Mulas, il campo base di partenza per l'ascesa all'Aconcagua. Tuttavia, distando ben 28km di tragitto da Puente del Inca, si opta per un primo trekking di circa 10km che conduce al campo intermedio di Confluencia  (3300 m, foto). Qui si svolgono i primi controlli documenti e la visita medica del dottore di turno, aspetto da non sottovalutare perchè i dottori sono molto severi e se non si rientra nei valori di pressione sanguigna, saturazione di ossigeno e battiti cardiaci ci impediscono di proseguire. Terminate le formalità burocratiche e mediche, cominciamo a montare la nostra tenda, arrivata con il mulo, e ci fermiamo 2 notti.

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Giorno 4 (acclimatamento):  trekking fino a Plaza de Francia (4000m) per favorire l'acclimatazione e per ammirare la parete Sud dell'Aconcagua

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Giorno 5 (Avvicinamento, 18km): Dopo due notti, lasciamo il campo di Confluencia per dirigerci verso il campo base di Plaza de Mulas (4280m). Il Trekking è molto lungo (18 Km) e si svolge prevalentemente su terreno sabbioso, impendandoci per quasi 8 ore. Arrivati all'ingresso del campo base ci aspettano i soliti controlli dei permessi e le visite sempre più accurate. Nel frattempo arriva un elicottero che preleva una persona in ipotermia e parecchi congelamenti che aveva contratto nella notte trascorsa in quota all'aperto essendosi perso lungo la discesa. Da qui matura la decisione di unirci ad una agenzia della quale avevamo già affittati i servizi di logistica per avere in comune una guida soprattutto in caso di nebbia. Infatti tutti i pomeriggi verso le 14 arrivano le nuvole sulla vetta e può diventare difficile ritrovare il sentiero di discesa. Ci scegliamo una piazzola e montiamo la tenda che è arrivata sui velocissimi muli.

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Giorno 6 (Riposo): Abbiamo utilizzato la giornata per riposare, godendoci qualche raggio di sole (foto) nel pomeriggio che compensa in parte il pungente freddo della notte.

Giorno 7(Acclimatamento, salita al Cerro Bonete): Si inizia il programma di acclimatazione che consiste nel salire a quote più elevate per poi scendere a dormire al campo base. Oggi saliamo su una vetta molto bella e ben visibile dalla nostra tenda: il Cerro Bonete (5005m). Era una giornata fantastica con sole e aria fredda, salendo pietraie e traversando penitentes, caratteristiche formazioni glaciali tipiche. Per raggiungere la vetta abbiamo impiegato 3h 30' contro le 5h previste e questo ha generato un timido ottimismo sull'esito della spedizione.

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[In vetta al Cerro Bonete]

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[in mezzo ai caratteristici penitentes]

Giorno 8 (Riposo): Riposo dopo una notte freddissima, la temperatura in tenda ha girato intorno ai -7°C mentre fuori viaggiava sui -25°C. Per favorire l'acclimatamento e per combattere la disidratazione, a quote elevate è altamente consigliato idratarsi costantemente, anche durante la notte fino ad un totale consigliato di circa 4 litri al giorno. Tuttavia ciò costituisce un grosso disagio nella notte, quando si è costretti ad uscire per andare in bagno, considerate le temperature poco clementi.

Giorno 9  (Salita a campo 1 e ritorno): Comincia finalmente la salita verso la vetta dell'Aconcagua, partendo da Plaza de Mulas ci dirigiamo verso Campo 1 Canada (4910m) e proseguiamo sino a Nido de Condores (5250m), dove iniziamo a portare parte dei viveri che ci saranno necessari quando saliremo alla volta della vetta. Decidiamo di lasciare le provviste sotto alcune pietre in modo che il forte vento non ce le disperda.

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Giorno 10  (Salita a Nido de Condores direzione vetta): Purtroppo arriva una notizia negativa che smorza il nostro entusiasmo: entro 3/4 giorni arriverà il maltempo. Dopo aver attentamente esaminato le previsioni meteo abbiamo deciso di variare il programma di salita in vetta, affrettando i tempi di salita per avere una possibilità di successo. Con l'aiuto di un portatore risaliamo diretti a Nido de Condores, dove contiamo di partire diretti per la vetta il giorno successivo in modo da ritornare entro due giorni al campo base. Ci sentiamo in forma e non dovremmo avere problemi di acclimatazione, ma quello che temiamo di più è il notevole dislivello che separa Nido de Condores dalla vetta. Speranzosi di portare a casa l'impresa ci accingiamo a dormire.

Giorno 11 (Verso la vetta): Quella appena trascorsa è stata una notte decisamente freddissima, ma le previsioni non lasciano scampo e se vogliamo avere anche una sola possibilità di arrivare in vetta bisogna provare oggi. Si parte e si raggiunge il Campo 3 Berlìn (5900m), ma le condizioni meteo si fanno sempre più proibitive: il vento continua con violenti raffiche raffiche e le temperature arrivano a toccare i -37°C. Proseguiamo comunque fino ad un raggruppamento di tende sopra il Berlìn, ma tutto diventa difficile. Non si possono scattare foto per non togliere le moffole di piumino ed estrarre la macchina fotografica da sotto la giacca, non ci si può fermare a riprendere fiato oltre i 2 minuti perchè il freddo morde in ogni parte del corpo. Indecisi sul da farsi osserviamo una guida con degli americani che comincia a star male di stomaco e decide di scendere. Poco dopo anche noi con degli inglesi prendiamo questa dolorosa decisione. Si scende e con l'aiuto del portatore portiamo anche la tenda fino al campo base dove dormiamo l'ultima notte della nostra avventura

Giorno 12: (Un lungo ritorno) Tutto il tragitto percorso all'andata verrà interamente percorso a ritorno, in un'unico lunghissimo trekking fino a Puente del Inca (28 Km). Da qui, transfer a Mendoza in un hotel con il caldo estivo della città

Impressioni Personali:

Dovessi ripetere l'esperienza non mi affiderei più ad alcuna agenzia ma tramite internet mi prenoterei un buon letto nell'albergo a Plaza de Mulas, per evitare lo stress del periodo di acclimamento riposando decisamente meglio.

I viveri a cui sono abituati loro sono assurdi, basti pensare che per 4 giorni in 3 persone vogliono trasportare 24 Kg di commestibili mentre con i nostri cibi liofilizzati 4 kg sono più che sufficienti.

La guida, che può comunque essere una garanzia specialmente dopo il 3° campo del Berlìn dove l'itinerario comincia a girare in mezzo a grossi massi, si può comunque prendere lo stesso anche telefonicamente dall'Hotel.

In questo modo ci si può personalizzare meglio il programma in base al proprio stato fisico del momento e non si è legati a schemi ferrei di salita dove tutto deve seguire il programma dimenticandoci che la montagna va scalata quando lo decide lei e non quando la decisione viene dall'agenzia.

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[Il rifugio di Plaza de Mulas]

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[L'imponente parete sud dell'Aconcagua]
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